Come ho sempre voluto precisare , questo mio blog non ha pretese da chef, anzi! Il mio approccio alla cucina è nato tanti anni fa per curiosità e passione, passando attraverso le ricette di casa della mia famiglia. Negli anni ho cucinato affinando le mie tecniche e ampliando le mie conoscenze ma la mia cucina è stata, ed è, sempre “creativa” e “libera” . Mi piace sperimentare e quasi sempre leggo le ricette sui libri, sui blog, sui magazine e non le seguo mai alla lettera!
Proprio per questo ho sentito l’esigenza di riprendere in mano il mio blog : per fissare i miei appunti di cucina, per non dimenticarmi dosi e metodi che non ritroverei più da nessuna parte, costringendomi a riprovare piatti già fatti che non sarebbero mai come l’ultima volta che li avevo preparati.
Certo ho ricette collaudatissime che faccio e rifaccio ad occhi chiusi (ehm , quasi…) , ma anche di queste è meglio che io abbia una traccia : quindi mi sto preparando un elenco di “ricette storiche della Robi” che caricherò su questo mio archivio pronto a soddisfare ... le mie richieste ;-)
Migliorerò anche le “tag” in cui spesso non trovavo quello che cercavo…e mi dicevo: ma come ho connotato questo piatto? Scoprivo poi strani percorsi della mia mente che di logica culinaria avevano ben poco…vabbè che son donna creativa però …
Dunque, bando alle ciance come diceva Paperone, ecco la ricetta del Brandacujon, piatto ligure che ho conosciuto grazie ad un delizioso ristorante di Imperia. Lo chef non ha, ovviamente, svelato la sua ricetta e quindi l’ho cercata sul web …e l’ho modificata (ovvio!)
Questo è il risultato :
Il mio brandacujon
Ingredienti :
700 gr di stoccafisso già ammolato
500 gr di patate
prezzemolo tritato q.b.
aglio tritato q.b. ma non troppo invasivo
olio Evo q.b.
olive taggiasche per decorare o da inserire nel composto , a scelta ...
sale q.b.
Mettete lo stoccafisso in una pentola con l’acqua fredda e portate ad ebollizione. A questo punto aggiungete anche le patate sbucciate e tagliate in grossi pezzi (io le ho tagliate in quattro pezzi) e far cuocere per mezz’ora.
Scolate e fate raffreddare. Togliete la pelle ed eventuali lische allo stoccafisso .
A questo punto si dovrebbe “brandare” (scuotere) mettendo tutti gli ingredienti in una pentola : lo stocafisso, le patate, l’aglio e il prezzemolo tritato, l’olio evo. Si dovrebbe mettere il coperchio e fissarlo molto bene perché si dovrebbe agitare il tutto con le mani con movimenti sussultori e ondulatori ammalgamando perfettamente il composto.
In pratica ho messo tutti gli ingredienti in una ciotola e, aiutandomi con un mestolo di legno, ho mescolato, abbastanza grossolanamente, il tutto .
Il risultato dovrebbe essere un insieme omogeneo ma in cui si percepiscono sia i pezzi dello stoccafisso che delle patate.
L’olio serve ad emulsionare meglio e quindi dovrete regolarvi in base alla quantità del vostro composto. Così come per il sale , l’aglio e il prezzemolo che, mi sento di dire, regolerete secondo i vostri gusti.
E’ un piatto molto delicato in cui l’armonia regna sovrana. Niente voli pindarici di aglio prepotente o presenze invasive di prezzemolo e sale.
Il sapore più o meno “forte” potrà essere deciso dalle olive taggiasche che potrete mettere direttamente nel composto (io ne ho messe cinque o sei) oppure utilizzarle per decorarlo.
Decisamente facile, delicato e fresco, si può servire anche tiepido ma viste le temperature di questi giorni l’ho trovato perfetto freddo.
Mi piace perché ha tra gli ingredienti lo stoccafisso, pesce che amo e che mi ricorda la mia infanzia/giovinezza quando mia nonna lo cucinava spessissimo : dorato con la polenta o mantecato.
Mi piace moltissimo a parte il suo nome …ebbene si, in barba alla sua storia e tradizione, a me ‘sto nome non piace, ma non perché sono bigotta!
Quindi lo chiamerò
“il branda” ( e metterò questa “tag”) .
Ho messo il mio brandacujon negli stampini per muffins e l’ho messo in frigorifero. Ho facilmente sformato le mie mono porzioni che ho servito con solo con un rametto prezzemolo per decorazione e qualche oliva da mangiare : la prossima volta ci aggiungerò anche qualche pinolo, che secondo me ci sta bene.
Si può mettere anche in una ciotola e servire con crostini di pane caldi.
Per ogni commensale un piccolo piattino dai colori tenui rafforzati però da sottopiatti e sottobicchieri di una tonalità più decisa .
Ovviamente colori dei piatti e sottopiatti tutti diversi tra loro.
La mise en place si ispira alla tradizione e al "fatto a mano" come vuole questo piatto : piatti in porcellana delicati e raffinati di un'artista toscana che amo (tictail.com/mudmoiselleceramica) , piatti unici e personalizzati uno ad uno. Formelle in cotone bio "Itondi" con scelte di bellissimi colori ispirati alla natura che ci circonda (profilo Instagram : coseinperfette) , unici strumenti le mani usate come hanno insegnato le nonne, messaggere di antiche tradizioni.
Approvo l'idea di mescolare invece che "brandare": ma perché complicarsi ulteriormente la vita quando è già complessa di suo? Semplifichiamo... Aspetto nuovi suggerimenti!
RispondiEliminaconcordo pienamente! a presto! smack
EliminaMi piace questa ricetta, la proverò. Ah le vignette sono sempre super ma questa è il top 😀😆 grazie
RispondiEliminaLa ricetta è facile e assolutamente da provare ! grazie per le vignette ;-) ...ti mando un abbraccio
EliminaE' sempre un piacere passare da te cara amica, son felice che tu abbia riaperto i battenti di questa casetta così accogliente e così pacata, piena di te, della tua raffinatezza e delle tue passioni...
RispondiEliminaTi abbraccio e...sai che non sapevo come si "Brandasse"?! Ecco, ne ho imparata una nuova anche stavolta...
spero di riuscire a non trascurarlo...mi imporrò di dedicare tempo per me e per le cose che mi piacciono e mi rendono felici ! Nemmeno io lo sapevo!!l'ho scoperto leggendo qua e là.... un abbraccio cara . a presto!
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