Ultimamente mi
piacciono solo film francesi…non so perché…
Lievi, tenere commedie nelle quali sguazzo e ci sto bene…
Avevo già parlato di “Emotivi anonimi”, “Il segreto della felicità”, “Chef”…ed ora vi
parlo de “La cuoca del presidente”.
Ho letto varie recensioni per capire da che parte mi sarei schierata
e ho scoperto che non posso schierarmi con nessuna critica letta perché in
nessuna mi ritrovo.
E se il film lo dirige anche un regista ,Christian Vincent, che è anche appassionato di cucina e ,pare, ottimo cuoco, era ovvio che ogni immagine ,ogni scena rendesse il cibo un protagonista assoluto .
E sono proprio questi sentimenti che vengono descritti in
questo film che per me invece è una chicca.
Ho letto davvero di tutto nelle critiche : c’è chi ha
paragonato il film alla prova del cuoco e Catherine Frot ad Antonella Clerici
(????) …c’è chi ha addirittura visto un “amoreggiamento” tra il presidente e la
sua cuoca …c’è chi ha trovato noioso il
film e algida la protagonista…
Per me nulla di tutto questo.
Hortense è una donna che lascia tutto per fare la cuoca del
presidente della repubblica francese ,un incarico prestigioso che subito genera
invidia agli altri chef dell’Eliseo (tutti uomini) generando inevitabili lotte di potere.
Hortense ama la cucina e cucinare , è precisa , attenta,
scrupolosa , rigida , questo si, nel suo considerarsi la migliore ( ed ha
ragione). Proprio per questa sua “rettitudine” questo suo amore vero per il
cibo e per il suo lavoro ,non resiste in quell’ambiente fatto di cattiverie e
di sgambetti assai poco galanti.
I suoi piatti devono destare sentimenti e ricordi , devono creare un legame sottile tra il cibo e il
commensale perché è questo il messaggio
,è questa la sua filosofia in cucina , è questo il suo modo per dare , di offrire, di regalare un’emozione, un piacere
agli altri.
Il cibo è il tramite attraverso cui lei comunica ed è
proprio per questo che tra lei e il presidente si crea un feeling speciale fatto
di sapori riscoperti e di condivisioni intime comunicate attraverso una fetta
di pane spalmata di burro e scaglie di tartufo, senza parlare …
Non è così che cucinano e lavorano gli chef dell’Eliseo e
lei porta, inevitabilmente, scompiglio
con il suo modo di pensare e agire.
Lascerà con dolore questa mansione per andare a fare la
cuoca in Antartide presso una base
scientifica proponendo i suoi blasonatissimi piatti
Ogni suo gesto è intriso di passione verso quello che fa e
proprio per questo si sente inadeguata per quel mondo che è più apparenza che
sostanza, più opportunismo che generosità
e più maschile che femminile, ebbene si… la differenza tra i sessi io
l’ho percepita in questo film in cui questo ruolo prettamente maschile nelle
cucine, soprattutto se si tratta di cucine blasonate, viene tenacemente difeso
a discapito della capacità di Hortense.
Hortense è la bravissima attrice Catherine Frot che a me
piace tanto… e certamente, la sua presenza ha contribuito a farmi piacere
ancora di più questo film.
La storia è comunque ispirata ad una storia vera quella di
Danièle Mazet-Delpeuch, cuoca personale del presidente Francois Mitterdand dal
1988 al 1990.
Il film si è avvalso anche della collaborazione attiva della
stessa Delpeuch. Letto sul web: «Ho
trascorso una settimana al fianco di Danièle Delpeuch. Mi ha insegnato il
piacere dei gesti, dei colori e delle forme delle pietanze. E ho imparato davvero
a preparare il cavolo farcito al salmone. Era una delle scene importanti del
film: si doveva vedere mentre lo preparavo», rivela l’attrice.
sempre la Delpeuch ha chiesto di cancellare dalla sceneggiatura dettagli troppo “reali” , il film doveva ispirarsi alla sua storia non a raccontarla per filo e per segno.(per questo c’è il libro “Mes carnets de cuisine, Du Perigord a l’Elysèe”)
sempre la Delpeuch ha chiesto di cancellare dalla sceneggiatura dettagli troppo “reali” , il film doveva ispirarsi alla sua storia non a raccontarla per filo e per segno.(per questo c’è il libro “Mes carnets de cuisine, Du Perigord a l’Elysèe”)
La ricetta che ho trovato sul web è quella diventata “un
classico” di questo film, io non l’ho ancora fatta e non so se mai la farò ma
trovandola sul web ve la scrivo… caso mai qualcuno volesse cimentarsi
soprattutto dopo aver visto il film e aver preso la giusta ispirazione…
Cavolo farcito al salmone:
(ricetta presa da qui)
Per sei persone: prendete un salmone di circa 2 chili,
sfilettatelo, mettete la testa e le lische a cuocere in 4 litri d’acqua fredda
con un bouquet garni. Fate bollire per 15 minuti e poi filtrate il brodo che
dovrà essere molto chiaro. Tagliate i filetti in trance dello spessore di circa
1 cm, salatele e pepatele. Prendete un cavolo verza e mettetelo intero
nell’acqua bollente per tre minuti, poi passatelo sotto l’acqua fredda e
immergetelo nuovamente nell’acqua bollente per altri tre minuti. Staccate le
foglie più grandi e più belle lasciandole intere. Adagiate una “étamine” –
panno bianco da cucina usato anche per filtrare – sopra uno scolapasta e
iniziate a stendere uniformemente le foglie del cavolo, poi sovrapponete uno
strato di trance di salmone, poi ancora cavolo e ancora salmone fino ad
esaurimento, terminando con un doppio strato di cavolo. Sollevate i lembi del
panno e chiudetelo in alto ben stretto con uno spago da cucina in modo che si
formi una palla. Immergetelo nel brodo di pesce bollente e lasciate cuocere per
15 minuti. Tagliate il cavolo farcito in fette verticali come fosse una torta e
servitelo con carote della valle della Loira tagliate a rondelle e cotte con
cipolla e grasso d’oca. Se non risultasse semplice procurarvi le carote della
Loira oppure il grasso d’oca, vi consentiamo di utilizzare le carote del vostro
orto cotte con burro e olio extravergine di oliva.
Un Coulée de Serrant vigne antiche è
il perfetto vino per gustare questo piatto...presidenziale.
Bon Appétit !
Lo cerco subito!!
RispondiEliminaGrazie!
cara silvia, poi fammi sapere se ti è piaciuto! un abbraccio
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